domenica 25 dicembre 2016

Pranzo di Natale in oro

Arrivo un po' fuori tempo e mi dispiace tantissimo, mi dispiace non aver rispettato i tempi con cui dovevano essere presentate le nostre tavole comunque vi invito lo stesso al mio pranzo di natale.
Anche questa tavola è merito del master del MTC conciati per le feste.


Per il pranzo di natale elegante ho preso come colore di riferimento l'oro, la tovaglia chiara, i piatti e le posate del servito "buono" come si dice dalle mie parti.



Questo l'invito per il mio pranzo




e questo il menù, inspirato in gran parte alla tradizione Toscana e Lucchese:



Per il dress code mi piacerebbe che ognuno dei miei ospiti avesse un capo con disegni natalizi e per le signore un bel braccialetto in raso color oro con brillantini.



Scusandomi ancora per il ritardo vi auguro un buon proseguimento di festività a tutti!!
Ambra

venerdì 23 dicembre 2016

La Eco Vigilia di Natale

Dicembre per me è un mese convulso, a lavoro la chiusura dell'anno è uno dei momenti più critici, ma nonostante questo siccome come mi dicono in tanti non sono mai contenta quel giorno di inizio Dicembre ho deciso di metterci sopra il carico da dieci e mi sono iscritta al master del MTChallenge: Conciati per le feste.


Ecco forse non mi rendevo conto in che guaio mi ero cacciata, ma in questi venti giorni ho imparato veramente tantissime cose su come ricevere un ospite, come realizzare un centrotavola, come redigere degli inviti ed un menù per le occasioni speciali, insomma alla fine, come sempre Grazie MTC!
Ma veniamo a noi, il master prevede la realizzazione di tre tipi di tavole:
- La tavola della vigilia, informale
- La tavola del pranzo di natale, elegante
- Un buffet per capodanno
Un grazie immenso va alle nostre insegnanti: Caterina, Alessandra, Flavia e Diana, voglio poi ringraziare il gruppo di lavoro che si è formato.

In questo primo post vi presento la mia tavola della vigIlia, questa tavola si ispira alla cucina Ecosostenibile, infatti il menù che seguirà è inspirato dal libro Ecocucina di Silvia Casali, in questo libro l'autrice ci spiega come ridurre la minimo gli sprechi e ci insegna ad utilizzare parti, soprattutto della verdura che solitamente buttiamo.



La tovaglia che ho utilizzato per apparecchiare la tavola è fatta con fibre riciclate e il centrotavola è in legno, vetro, noci nocciole, arance e aghi di pino. Mi piacerebbe molto che i miei ospiti avessero un accessorio ecosostenibile (orologio in legno, orecchini, in legno, borsa in materiale riciclato).






Questo l'invito per il mio evento:


e questo il menù


Con questo vi ringrazio tutti e vi auguro una serena vigilia di natale

Ambra




giovedì 10 novembre 2016

Crostata tutto cioccolato di Ernst Knam

Ernst Knam, la prima volta che ho visto il programma girato all'interno del suo laboratorio di pasticceria a Milano ho pensato che quello fosse il paradiso e che quei pasticceri fossero davvero dei maghi del cioccolato. Mi sono ripromessa di andarci ma per il momento non ne ho avuto occasione :-(.
Poi qualche tempo fa nei vari blog che seguo ho cominciato a vedere questa torta che sembrava veramente una visione, ho preso l'appunto e mi sono ripromessa di prepararla alla prima occasione non appena le temperature fossero scese un po'.
Per il ponte del 1°Novembre un'amica ha deciso di organizzare un pomeriggio con castagne, giochi da tavola e amici a casa sua, ecco l'ho preparata per questa occasione. In un pomeriggio che non era proprio autunnale, complice un bel sole e le temperature ancora miti, questa torta si è lasciata più che gustare.
Giusto perché era la prima volta che la preparavo e non sapevo se sarebbe riuscita bene ne ho preparate due, una per la merenda con gli amici e l'altra per l'ufficio, sapevo che sarebbe stata una settimana pesante e almeno così la nostra pausa caffè è stata più dolce.



Ingredienti per la frolla al cacao:

150 g di burro ammorbidito
150 g di zucchero semolato
1 uovo
la polpa di mezza bacca di vaniglia
6 g di lievito per dolci
280 g di farina 00
25 g di cacao in polvere
un pizzico di sale

Ingredienti per la crema pasticciera:

250 ml di latte intero
1/2 bacca di vaniglia
15 g di farina 00
5 g di fecola di patate
2 tuorli
40 g di zucchero semolato

Ingredienti per la ganache al cioccolato fondente:

190 g di cioccolato fondente di ottima qualità (per me al 70%)
125 ml di panna fresca



Preparazione della pasta frolla:
Lavorate il burro con lo zucchero con il mestolo di legno oppure con una planetaria; aggiungete l’uovo, i semi di vaniglia e un pizzico di sale e lavorate bene fino ad ottenere un composto omogeneo.
Unite il lievito, setacciate la farina e il cacao e uniteli al composto, lavorate velocemente fino ad ottenere un impasto omogeneo, formate una palla, avvolgetela nella pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigorifero per almeno 3/4 ore.

Preparazione della crema pasticciera (al microonde):
Sbattete i tuorli con lo zucchero e la polpa di vaniglia, aggiungete la farina e la fecola, poi aggiungete il latte freddo, mescolate bene con la frusta e mettete nel microonde alla massima potenza per 2 minuti, toglietela e mescolate bene con la frusta. Cuocere un altro minuto nel forno a microonde.
Controllate la consistenza e se necessario continuate la cottura 30 secondi alla volta mescolando ogni volta che togliete la crema dal forno fino a che non raggiungete la consistenza che desiderate.
Versate la crema in una terrina per farla raffreddare più velocemente e copritela con della pellicola a contatto con la superficie per evitare la formazione di condensa.

Preparazione della ganache al cioccolato fondente:
Fate scaldare sul fuoco la panna e quando spunta il bollore spezzettatevi dentro la cioccolata, spegnete il fuoco e mescolate fino ad ottenere un composto lucido e uniforme. Fate raffreddare.

Prelevate circa 3/4 della pasta frolla dal frigo e stendetela con il mattarello all’altezza di circa mezzo centimetro. Foderatevi uno stampo di 22 cm di diametro che avrete precedentemente imburrato e infarinato. Bucherellate il fondo con la forchetta e rifilate la pasta in eccesso.
Mescolate la crema con la ganache e versatela nello stampo.
Prelevate dal frigo il resto della pasta, formate delle strisce larghe 2 cm e posizionatele sulla crema al cioccolato incrociandole tra loro.

Cuocete a 180° per 40 minuti circa, lasciatela raffreddare e gustatevela, il giorno dopo (se ci arriva) è ancora più buona!

Ambra

domenica 23 ottobre 2016

Tortelli di zucca con burro e mandorle

Quando li ho assaggiati per la prima volta credo che ero dai miei parenti che abitano in una piccola frazione vicino Castelnuovo nei Monti. Ancora ricordo quando con il nonno Andrea guardavamo ok il prezzo è giusto e lui mi raccontava che da piccolo era amico e giocava con Iva, io non gli credevo, poi mi spiegò che lui passava le estati in un piccolo paese vicino a Ligonchio proprio da questi parenti.
Quelle poche volte l'anno che riesco ad andare da loro è sempre una gioia, il loro accento, la tranquillità che si respira e poi il cibo, ecco il cibo Emiliano credo sia uno delle meraviglie del mondo! Ricordo una delle prime volte da bambina quando partivamo tutti insieme con la famiglia di mia mamma e andavamo in Emilia, una volta appena arrivati ci dissero che ci avevano preparato i cappelletti, ecco a casa mia i cappelletti sono una specie di pasta secca che viene prodotta dal pastificio Mennucci a Lucca a forma di cappello, che viene farcito con un ripieno di carne simile a quello delle polpette poi vengono accoppiati, cotti in acqua bollente e conditi con il ragù. Per cui potete immaginare il mio stupore quando mi sono trovata nel piatto un bel piatto di fumanti tortellini molto piccoli in brodo e li ho capito che i cappelletti in Emilia erano un'altra cosa (tra l'altro buonissima). Oltre a questi una delle specialità di quella casa e di quella zona sono i Tortelli di zucca, per me è stato amore a prima vista, anzi al primo assaggio. Ho provato a farli più e più volte ma ogni volta o mi venivano troppo dolci o sapevano troppo di amaretto, insomma c'era sempre qualcosa che non andava poi a lavoro è arrivata una collega, Cristina, nata in provincia di Modena e trasferita da qualche anno a Lucca mi ha dato la ricetta di casa sua e finalmente sono riuscita a fare dei tordelli di zucca degni di questo nome.
Da quando ho scoperto la ricetta ed è iniziata l stagione delle zucche li ho preparati più volte questa volta in occasione della giornata nazionale dei tortelli di zucca del calendario del cibo Italiano del AIFB.
Se volete sapere di più su questa meravigliosa ricetta andatevi a leggere il post di Antonella del blog Sapori in Concerto, che ho avuto il piacere di conoscere durante un Blog tour in Garfagnana, su sito di AIFB.


Ingredienti per circa 70 tortelli:

Ripieno:
740g di zucca Mantovana
60 g di amaretti sbriciolati
180g di Parmigiano Reggiano Grattugiato
50g di mostarda di mele
una grattugiata di noce moscata
un po' di pane grattugiato se l'impasto risultasse troppo morbido

Sfoglia
5 uova
500g di farina 00

Condimento
burro
qualche foglia di salvia
parmigiano grattugiato
pepe nero

Per prima cosa cuocete la zucca rigorosamente in forno e con la buccia, poi togliete la buccia e passatela con il passaverdure. Tritate gli amaretti e la mostarda, incorporate alla zucca, aggiungete il parmigiano grattugiato e lasciate riposare il ripieno per qualche ora (sarebbe consigliabile almeno una notte).
Intanto preparate la sfoglia con uova e farina, tiratela dello spessore che più vi piace, farcitela con il ripieno. Io ho fatto una specie di cappellacci questa volta per provare, per farli basta tagliare l'impasto in quadrati di 4cmx4cm posizionate l'impasto non proprio al centro ma sposato verso un angolo, prendere l'angolo vicino all'impasto e piegare in diagonale, sigillare e chiudere i lembi estremi.
Lessate i tortelli in abbondante acqua salata e conditeli con il burro che avrete precedentemente fuso con qualche foglia di salvia, una spolverata di lamelle di mandorle tostate e una macinata di pepe nero. Se vi piace come a me sopra mettete abbondante parmigiano!



Buona domenica
Ambra



sabato 22 ottobre 2016

Il Castagnaccio in un biscotto

Il castagnaccio è quel dolce che sulle tavole Toscane, soprattutto in autunno ed inverno non può mai mancare. Quando penso al castagnaccio, o meglio a qualsiasi  piatto preparato con la farina di castagne mi viene in mente questa immagine: siamo nello stanzino in casa della nonna Adelinda, da lei ho imparato che la farina di castagne si conserva in freezer (lo so alcuni di voi stanno sorridendo), al mio paese dice che così si conserva meglio il sapore, io lo faccio da sempre e quando l'ho fatto per la prima volta davanti a mio marito si è messo a ridere, comunque non so se è una mia turba mentale però a me quella conservata in freezer sembra più buona ;-). Detto questo la mia nonna dopo aver tirato fuori la farina dal freezer si metteva a setacciarla con un grosso setaccio di legno a maglia molto fine e il ricordo più bello che ho della farina di castagne è proprio quello di polvere fine, impalpabile e magicamente dolce.
Con questa farina si facevano i necci, le frittelle e l'immancabile castagnaccio che in casa mia è sempre stato guarnito con: rosmarino, scorza di arancia e noci.
Oggi l'AIFB festeggia la giornata del Castagnaccio e la dolcissima Alice del blog Pane libri e nuvole da buona Toscana e bravissima a fare i dolci immagino ne sarà la degna ambasciatrice per cui ho voluto condividere con voi la ricetta di questi biscotti che ricordano tanto il sapore del castagnaccio anche se ovviamente non hanno la consistenza solita di questo dolce. La ricetta dell'impasto di questi biscotti è tratta da quella dei canestrelli con farina di castagne di Monica del blog Fotocibiamo, che ho poi modificato tirando la pasta più sottile e guarnendo la superfice con gli aromi tipici del castagnaccio di casa mia



Ingredienti:
150g di farina di castagne
150g di farina debole
2 tuorli e 1 uovo intero
150g di zucchero a velo
200g di burro morbido
Scorza di arancia
7/8 noci
1 rametto di rosmarino
1 bicchiere di caffè

Mixare le due farine aggiungere l'uovo, uno dei due tuorli e il sale, lavorare poco.
Montare il burro con lo zucchero a velo, aggiungere il mix di farine ed impastare poco.
Avvolgere l'impasto nella pellicola e metterlo a riposare in frigo per almeno 2 ore.
Nel frattempo tritate le noci con la scorsa di arancia ed il rosmarino e mettete da parte.
Stendere l'impasto ad uno spessore di circa 3mm, ritagliare e metterlo in frigo per almeno 20 minuti.
Accendete il forno a 180°C.
spennellare la superficie dei biscotti con il tuorlo sbattuto con la tazzina di caffè, guarnire con il trito di noci arancia e rosmarino ed infornate per circa 12 minuti.

Con questa ricetta partecipo alla giornata del castagnaccio dell'AIFB



Buon sabato a tutti
Ambra

domenica 16 ottobre 2016

Tapas Dalì

Eccoci al 5 del mese, eccoci al giorno in cui esce la ricetta del mese del MTChttp://www.mtchallenge.it/2016/10/05/mtc-60-la-ricetta-della-sfida/. Lo scorso mese la sfida n.59 sugli gnocchi di patate è stata vinta dalla pittoresca Mai del blog "Il colore della curcuma" con dei meravigliosi gnocchi mai visti gli Gnoccozzi. Quando ho visto la sua ricetta non avevo alcun dubbio, io l'avrei fatta vincere a mani basse e così è stato.
Ed eccoci allora alla sfida proposta da Mai, rullo di tamburi ecco a voi Le Tapas!!! Al solo pronunciare il nome la prima cosa che mi viene in mente è Barcelona. Mai chi ha chiesto di preparare un tris:

  1. Una Tapas - il termine tapas significa piccola porzione di cibo servita in un piattino, la parola tapas sta per tappo infatti il piattino serviva in passato per tappare il bicchiere di vino o di birra che veniva servito assieme
  2. Un Pinchos - la parola pinchos indica qualsiasi finger food che può essere infilzato con uno stuzzicadenti
  3. Un Montadito - ovvero una fetta di pane sulla quale è possibile mettere un po' di tutto, ma l'importante è che sia servito sul pane.
Il tris (e qui viene il bello) deve essere legato ad un unico filo conduttore, io non ho avuto dubbi fin dall'inizio queste tre Tapas dovranno parlare di me, dovranno essere legate a Barcelona perché nella mia vita ha un significato particolare e dovranno parlare dell'artista (che poi definirlo artista è già riduttivo) che in uno dei miei viaggi a Barcelona mi ha fatto scoprire un mondo che mai avrei creduto mi piacesse, Il surrealismo. Ecco se non l'avete capito le mie Tapas sono dedicate a Barcelona e a Salvador Dalì.


Associare il cibo a Salvador Dalì è semplice, Dalì era ossessionato dal cibo, non a caso compare in molte delle sue opere, celebre il telefono con l'aragosta al posto della cornetta, perché per Salvador Dalì (e io la penso un po' come lui) l'unico modo per vivere la vita è mangiandola.
Sui libri si dice che Dalì  all'età di sei anni volesse fare il cuoco, poi non lo è diventato, ma comunque la passione per il cibo non l'ha mai abbandonato. Basta pensare al Teatro-Museo Dalì di Figueres da lui studiato e realizzato in ogni singola sfaccettatura, dove in cima alle torri ci sono le uova e sulle facciate sono incastonati ordinatamente i  pa de crostons, un pane di forma triangolare tipico Catalano.

Quindi il mio filo conduttore è lui Salvador Dalì, e le mie Tapas sono dedicate ai miei viaggi a Barcelona, che per l'appunto sono 3 e a quello che ha significato e significa per me questa città.

Tapas - La Persistenza della memoria
(Patate con Camembert filante e scampi al lardo)

Fonte: http://thesurrealism.altervista.org
Chi non conosce questo quadro?! Penso praticamente nessuno, ma molti non sanno che i famosi orologi molli sono stati inspirati a Dalì da una forma di Camembert (formaggio che lui amava particolarmente) lasciata in tavola. Di seguito un racconto tratto da La vita segreta:

« E il giorno in cui decisi di dipingere orologi, li dipinsi molli. Accadde una sera che mi sentivo stanco e avevo un leggero mal di testa. Volevamo andare al cinema con alcuni amici e invece, all'ultimo momento, io decisi di rimanere a casa. Gala, però, uscì ugualmente mentre io pensavo di andare subito a letto. A completamento della cena avevamo mangiato un camembert molto forte e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi a lungo seduto a tavola, a meditare sul problema filosofico dell'ipermollezza posto da quel formaggio. Mi alzai, andai nel mio atelier, accesi la luce per gettare un ultimo sguardo sul dipinto cui stavo lavorando. Il quadro rappresentava una veduta di Port Lligat; gli scogli giacevano in una luce alborea, trasparente, malinconica e, in primo piano, si vedeva un ulivo dai rami tagliati e privi di foglie. Sapevo che l’atmosfera che mi era riuscito di creare in quel dipinto doveva servire come sfondo a un’idea, ma non sapevo ancora minimamente quale sarebbe stata. Stavo già per spegnere la luce, quando d’un tratto, vidi la soluzione. Vidi due orologi molli uno dei quali pendeva miserevolmente dal ramo dell’ulivo. Preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro. Quando, due ore dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei più famosi, era terminato »


Correva l'anno 2004, gita scolastica III superiore. Partiamo in autobus alla volta di Barcelona, era la mia prima volta in una città Europea ed ero particolarmente emozionata. Ricordo che il primo sguardo a questa città così grande mi lasciò sconcertata, passare da quelle periferie con tutta quella gente, quei palazzi tutti attaccati mi stupì in senso negativo, ma poi questa città così pittoresca mi fece cambiare quasi del tutto idea, poi arrivò l'11 marzo noi eravamo lì, giovani, in quella città piena di divertimenti ma quella mattina non la dimenticherò mai, ricordo Barcelona in subbuglio, ricordo la metropolitana che si svuotò in un attimo, ricordo il telefono che squillava all'impazzata ma non capivo, solo circa un ora dopo quando parlai con mia mamma e quando vidi le immagini alla televisione capì che quella data la Spagna non l'avrebbe mai dimenticata e neppure io. Per anni ho avuto il terrore di salire di nuovo sulla metropolitana, quelle scene me le trovavo davanti e la paura era più forte. Proprio quel giorno i professori con l'intento di allontanarci da Barcelona, dove si diceva potevano essere presenti pacchi bomba ci portarono a Figueres e lì ecco in quella giornata scoprì chi era veramente quel Salvador Dalì di cui avevo letto soltanto nei libri.

Ma arriviamo alla tapas, come vi ho detto Dalì amava il Camembert e amava i crostacei per la loro armatura, ecco ho cercato di mettere questo nella prima tappa del mio viaggio

Ingredienti per una teglia (circa 8 tapas)

2 patate
Camembert a fette
15 scampi
2/3 fette di lardo
prezzemolo
1 spicchio d'aglio
1 manciata di pane grattugiato
Olio Extravergin di oliva
Sale

Sbucciare le patate e tagliarle dello spessore di circa 4mm con la mandolina, disporle sul fondo di una teglia oliata (io ho fato 2 strati).
Metterle in forno a 250°C per circa 10 minuti, tagliate il Camambert e poggiatelo sopra le patate.
Aprite gli scampi sopra e adagiateli sopra il formaggio.
All'interno di ogni scampo aperto inserite un pezzettino di lardo. Tritate il prezzemolo e l'aglio e mescolatelo con il pangrattato, cospargete gli scampi e infornate di nuovo per 5 minuti.

Pinchos - Cestino di pane
(polpette di pane e sardine con salsa Romesco)

Fonte: http://www.bigodino.it

Dalì e il pane, come vi ho detto sopra per Dalì il pane era molto importante, infatti compare in moltissime delle sue opere e leggenda narra che l'artista girasse per le strade portando come copricapo proprio il pane triangolare Catalano svuotato della mollica. Altra cosa che a lui piaceva molto fin da bambino erano le Sarde arrostite, gli piacevano così tanto che l'amica Coco Chanel diceva che Dalì puzzava sempre di Sardinas asadas (sardine arrostite) perché le mangiava con le mani e senza lavarsele si toccava i capelli. In questa ricetta troverete quindi delle polpette di pane e sardine accompagnate con una salsa tipica Catalana: La salsa Romesco.

Anno 2006, l'anno del diploma, quell'estate che non tornerà più perché veramente così leggera e spensierata non lo sono più stata. Altro viaggio a Barcelona.
Da quasi 20 anni io suono il clarinetto nella banda del mio paese natio: Corsagna, quell'anno ci chiesero se eravamo interessati a partecipare ai festeggiamenti della festa Major ad agosto nella cittadina di Martorell in Costa Brava e noi ovviamente non ce lo facemmo ripetere due volte, così il
12 agosto partimmo alla volta della Spagna. Ovviamente è stata una vacanza da ricordare, con gli amici di una vita, dormire tutti insieme in una palestra allestita con letti a castello, le notti passate a Barcelona dove arrivavamo con l'ultimo pullman della sera da Martorell e tornavamo con il primo della mattina, una vacanza che non scorderò più. Ma in quei giorni un dubbio mi attanagliava, non sapevo cosa fare della mia vita, l'idea era quella di cercare lavoro come perito chimico ma un po' mi dispiaceva non provare a fare l'università, sapevo che i miei non potevano permettersi di mantenermi anni agli studi e mio papà mi ripeteva che con il mio diploma avrei trovato un buon lavoro. Complice un pomeriggio sulla spiaggia di Barceloneta, cuffie nelle orecchie e una gran voglia di provare a fare qualcosa di diverso rispetto a quello che sembrava già "segnato" per me, complice uno dei miei migliori amici iscritto al secondo anno di ingegneria chimica eccomi a prendere una delle decisioni che sicuramente mi ha cambiato la vita. Tornai da questo viaggio e dissi ai miei genitori che avevo parlato con i miei datori di lavoro (allora facevo la cameriera in un ristorante il sabato sera) per richiedere di aumentarmi le ore per mantenermi agli studi perché nel frattempo avevo deciso di iscrivermi all'università. Tre anni ho preso la laurea triennale in ingegneria chimica e mi sono sentite la persona più realizzata del mondo e veramente orgogliosa di quella decisione presa d'impilso su quella spiaggia di Barcelona.



Ingredienti per circa 20 polpettine
4 fette di pane raffermo
una decina di sarde
una manciata di mandorle
uno spicchio di aglio
prezzemolo
1 uovo
una manciata di uvetta
timo limone
pane grattugiato per la panatura
olio di semi di girasole
Sale

Per la salsa Romesco (ho utilizzato la ricetta di Mai)
1 spicchio di aglio arrostito
2 pomodori arrostiti
2 fette di pane tostato
25 ml di olio Extravergine di oliva
1 cucchiaio di aceto di vino
30g di mandorle tostate
1 cucchiaio di paprika dolce

Arrostite le sardine precedentemente pulite e sminuzzatele in una ciotola, aggiungete il pane ammollato in acqua e strizzato, il prezzemolo tritato con mezzo spicchio d'aglio, le mandorle tritate, l'uovo, il timo limone e l'uvetta ammollata in acqua. Amalgamate tutto, formate delle palline, passatele nel pane grattugiato e friggete in olio ben caldo.
Per la salsa Romesco mettete nel mixer tutti gli ingredienti escluso l'olio e frullate, con il mixer a immersione continuate a frullare aggiungendo l'olio a filo fino ad ottenere una salsa cremosa.
Servite le polpette infilzate con degli spiedini e la salsa romesco.

Montadito - L'aurora
(Crostone albume sodo, cipolle caramellate, lardo e tuorlo mimosa)

Fonte: http://www.barbarainwonderlart.com/2014/05/06/luovo-a-regola-darte

L'aurora è solo una delle tante opere di Dalì dove compare l'uovo, Dalì aveva una vera e propria predilezione per le uova tale da posizionarne alcune giganti sul tetto del teatro museo di Figueres, l'artista sosteneva la sua teoria del Uovo intrauterino ossia l'artista sosteneva di avere un lucidissimo ricordo di quando era embrione nella pancia della madre, il ricordo coincideva con la visione di due uova fritte che si muovevano grandiose e fosforescenti insieme a lui nel liquido amniotico.



Ingredienti per 6 montadito
6 fette di pane
1 cipolla dolce
2 uova
3 fette di lardo
Aceto balsamico
zucchero di canna
sale

Lessate le uova in acqua per 8/10 minuti, quando si saranno raffreddate sbucciatele e separate il tuorlo dall'albume.
Abbrustolite il pane e posizionateci sopra l'albume fatto a fette sottili.
Preparate le cipolle, mettetele in una padella con un filo di olio e fate soffriggere, sfumate con mezzo bicchierino di aceto balsamico e 2 cucchiaini di zucchero, salate e lasciate sul fuoco fino a che non saranno ben caramellate.
Adagiate le cipolle sopra l'albume e mettete sopra la fetta di lardo, passate in forno caldo per 2/3 minuti.
Nel frattempo preparate il tuorlo "a mimosa" schiacciandolo grossolanamente con una forchetta, quando togliete i montadito dal forno cospargeteli con il tuorlo mimosa e servite



Ed eccoci arrivati alla Barcelona di oggi, la mia ultima volta in visita in questa città risale a 4 anni fa, nel 2012, quando Stefano si è laureato. Ho deciso di regalargli un paio di giorni in questa città, l'ho portato a Figueres a conoscere Dalì, volevo vedere se anche lui sarebbe stato rapito come me dalla sua arte (per la cronaca non è stato proprio così.. ). La mia terza volta a Barcelona è stata la più bella, l'ho vista con occhi diversi (forse anche perché ero più grande e forse perché ero con lui) e mi sono goduta delle bellissime passeggiate tra quegli splendidi edifici, camminando per la città a tesa vuota. Da allora non ci sono più tornata, ma lei spesso torna da me: le opere di Salvador Dalì sono in questo momento in mostra nella citta che mi ospita da qualche anno, Pisa. La persona con la quale condivido la scrivania da un anno e mezzo è tornato appunto un anno e mezzo fa da Barcelona e devo dire che quando la nomino i suoi occhi si illuminano e lo capisco, perché è una città che ti rimane dentro, e da quando ci siamo per così dire "incontrati di nuovo" è impossibile non nominarla, capita che in quella scrivania troppo piccola e incasinata durante le nostre chiaccherate salti fuori anche lei e la ringrazio perché nel delirio in cui siamo immersi ogni giorno anche grazie a lei ogni tanto scappa un sorriso tra i sospiri e scappa un "que pasa?" e parte qualche aneddoto o qualche ricordo.
Per cui le mie tapas oltre che per Dalì sono per tutte quelle persone che mi hanno accompagnata in questi viaggi: per la mia classe delle scuole superiori in particolare Paola che dopo tanti anni è sempre qui con me, per gli amici di una vita e la banda di Corsagna, per Luigi che dopo quella vacanza si è laureato con me, per Stefano che mi ha fatto assaporare dei panorami diversi di questa città,  per Riccardo il compagno di scrivania/aiuto e come dice lui Bidello ma soprattutto amico, per Biagio&Ste e Fede&Marco amici del viaggio della vita che stasera se le sono mangiate in una delle nostre cene fusion ;-)

Con questa ricetta partecipo al MTC 60











domenica 9 ottobre 2016

Torta di zucca ricotta e mele

L'autunno è davvero arrivato, lo sentiamo nell'aria frizzante, lo vediamo in queste domeniche di pioggerella dove la cosa per me più bella è lasciarle scorrere lentamente, senza correre.
L'autunno è arrivato con le sue cose belle: il colore delle foglie, le castagne i funghi e le zucche. Ma è arrivato anche a livello lavorativo, ecco appunto domani è lunedì ed inizia un'altra frenetica settimana, per il mio lavoro questo periodo dell'anno è il "peggiore", peggiore nel senso che è concentratissimo e allora per riuscire a "levarci le gambe" come dico io la cosa migliore è iniziare la settimana con dolcezza.
Sono arrivate le prime mele e sono arrivate le zucche, io amo sperimentare e qualche giorno fa ho letto navigando sul sito non sprecare la ricetta di un ciambellone con zucca e ricotta ed ho deciso di provare a farla aggiungendo le mele, il risultato è stato un bel dolce da colazione o da merenda.


Ingredienti per una tortiera diametro 22cm
250g di zucca
250g di ricotta di mucca
200g di farina integrale
130g di zucchero semolato
2 uova
1 bustina di lievito
3 mele
il succo di un limone
20ml di olio di semi di girasole
Lamelle di mandorle per guarnire


Per prima cosa cuocere la zucca nel forno o nel microonde (se la cuocete in forno lasciatela con la buccia e toglietela da cotta.
Sbucciare le mele e tagliarle a cubetti , metterle in una ciotola con il succo di limone.
Nel frattempo sbattere le uova con lo zucchero fino a che non saranno chiare ed omogenee, aggiungete la ricotta e la zucca passata al passaverdure (o ancora meglio al setaccio), mescolare tutto.
Aggiungere la farina setacciata con il lievito e mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Aggiungere le mele precedentemente scolate dal succo di limone in eccesso, trasferire il composto in una teglia rivestita di carta da forno, decorare la superficie con lamelle di mandorle e infornare a 180°C per 25/30 minuti.



Buon lunedì e buona settimana a tutti!!!
Ambra

giovedì 22 settembre 2016

Gnocchi di farina di castagne ripieni di ricotta al sugo di funghi

Dice che sia arrivato l'autunno, in molti amano questa stagione io insomma, non so se sono ancora pronta.
Sono rientrata da pochi giorni da una settimana in Sardegna e mi porto dietro il sole nei capelli e l'odore del salmastro, è stata una vacanza tutta improvvisata e quando dico tutta intendo veramente tutta.
Inizio settembre, io e Stefano abbiamo lavorato praticamente tutto agosto e siamo parecchio stanchi, decidiamo quindi di prenderci una settimana di ferie e di dirigerci verso sud, verso il Cilento, non programmiamo niente, partiamo venerdì pomeriggio alle 16.00 e decidiamo di fermarci a dormire sui collli Romani per spezzare il viaggio, ma arrivati ad Arezzo sentiamo che al sud è prevista un allerat meteo con nubifragi fino al martedì successivo. Così su due piedi giriamo la macchina consultiamo il meteo e meno di 24 ore dopo sbarchiamo in Sardegna, qui troviamo altri 8 amici in vacanza e passiamo una delle settimane più spensierate e sicuramente una vacanza irripetibile.
Adesso siamo rientrati e dobbiamo fare i conti con i colori diversi della natura, le temperature più basse, le scarpe chiuse e gli ombrelli sempre in macchina.
L'autunno no è una delle mie stagioni preferite, ma porta con se qualcosa di bello, ci sono dei sapori che lo contraddistinguono, l'autunno profuma di funghi e di castagne e proprio per questo ho voluto inserire tutto questo negli gnocchi.
Questi gnocchi sono per la sfida del mese del MTC, sono stati proposti da Annarita del blog il bosco di Alici. Penso che Annarita apprezzerà questi gnocchi, parlano della nostra terra, lei è originaria della Garfagnana io della Mediavalle ma intorno al mio paese sono solo boschi di castagni e (se il meteo lo permette) funghi. Per cui seguendo la sua ricetta ho deciso di preparare degli gnocchi di patate con farina di castagne ripieni di ricotta al sugo di funghi e devo dire che anche se le fotografie non rendono erano veramente molto buoni.



Ingredienti per 4 persone

Per gli gnocchi:
600g di patate rosse (se volete più informazioni sulle patate leggete il post di Annarita qui)
70g di farina di castagne
60g di farina 00
1 uovo
150g di ricotta di pecora per il ripieno

Per il sugo:
due manciate di funghi secchi
150 g di guanciale
1 confezione di pomodori pelati
mezza cipolla bianca
1 spicchio d'aglio
2 foglie di salvia
Olio extravergine di oliva
sale
pepe nero in grani
burro

Cuocere le patate nel microonde: in un recipiente adatto alla cottura al microonde mettere le patate con la buccia, precedentemente lavate e bucate con una forchetta, alla massima potenza per 13/15 minuti (il tempo dipende dalla dimensione delle patate).
Quando sono cotte sbucciarle e schiacciarle. Su una spianatoia aggiungere l'uovo e le due farine miscelate, attenzione non aggiungere la farina tutta insieme ma in più volte.
Quando l'impasto sarà pronto prendere una pallina di impasto delle dimensioni di una polpetta, appiattitela e inserite al centro mezzo cucchiaino di ricotta, richiuderla su se stessa fino a formare delle palline.
Per il sugo: Mettere in ammollo i funghi secchi in una ciotola con acqua tiepida per almeno 40 minuti, preparate un soffritto con aglio, cipolla e le foglie di salvia, quando la cipolla sarà imbiondita aggiungere il guanciale tagliato a listarelle e i funghi strizzati e tagliati grossolanamente.
Lasciar soffriggere 2/3 minuti ed aggiungere i pomodori pelati, lasciar cuocere a fiamma bassa almeno 40 minuti, aggiustare di sale. Prima di spengere aggiungere una noce di burro e una macinata di pepe nero.

Lessare gli gnocchi in abbondante acqua salata, quando verranno a galla significa che sono cotti, condirli con il sugo di funghi ed una spolverata di parmigiano grattugiato (se vi piace)

Con questa ricetta partecipo al MTC59 e mando un bacio e un saluto a Annarita


Buon Settembre
Ambra




sabato 20 agosto 2016

Un menù formaggioso per la fattoria il Palagiaccio

Sono da sempre golosa di formaggi, soprattutto quelli freschi a pasta molle, oppure i pecorini non troppo stagionati. Sono golosa ma uso poco i formaggi nella mia cucina, amo gustarli in purezza, con una buona confettura o direttamente con il pane fatto in casa. Per cui quando ho visto il contest "Latti da mangiare 2.0" della fattoria il Palagiaccio ho deciso di partecipare per mettermi alla prova. 

Mi è arrivata a casa la scatola con i tre campioni di formaggi:
Blu Mugello, molto aromatizzato e cremoso
Tartufino del Mugello, che mi ha conquistata solo al profumo 
Gran Mugello, ottimo formaggio molto saporito.

Sono stata indecisa su cosa preparare, ho fatto vari esperimenti per capire le consistenze e i sapori, alla fine mi sono decisa per un antipasto: Polpette di pane con ripieno di tartufino e gazpacho di peperoni e un primo piatto: Spaghetti in viaggio dalla Garfagnana al Mugello.

Il menù che vi propongo è volutamente vegetariano, non perché io sia vegetariana, ma perché questo blog scarseggia di ricette di questo tipo e poi preferito utilizzare questi buonissimi formaggi facendoli risaltare il più possibile.

POLPETTE DI PANE CON GAZPACHO DI PEPERONI




Le polpette di pane sono uno dei metodi più classici per riutilizzare il pane avanzato, si preparano in molte regioni d’Italia, soprattutto al sud e vengono arricchite con vari ingredienti: Salumi, formaggi, spezie e altro. Io per questa volta le ho preparate semplicemente con pane ammollato in acqua, prezzemolo, un po' di scorza di limone e una panatura di semi di lino. Al interno ho messo un cubetto di formaggio tartufino.

Ingredienti per 4 persone
3-4 fette di pane raffermo, preferibilmente non salato
Mezzo spicchio di aglio
40 g di parmigiano reggiano grattugiato
Prezzemolo
Scorza di limone
Tartufino del Mugello
1 uovo intero
Sale
Olio Extravergine di oliva
Semi di lino per la panatura

Per il gazpacho di peperoni
1 peperone rosso
2 pomodori maturi
1 cipollotto fresco
Sale
Olio Extravergine di Oliva



Per prima cosa mettere in ammollo il pane in una ciotola con l’acqua, dopo circa dieci minuti strizzarlo bene. Preparare un trito con prezzemolo, aglio e scorza di limone ed unire al pane strizzato, aggiungere un uovo, il parmigiano grattugiato sale e pepe e mescolare bene. Formare delle palline e mettere al centro un cubetto di formaggio tartufino, impanarle nei semi di lino e cuocere in forno a 230°C per 10 minuti circa.
Per il gazpacho arrostire il peperone in forno o sulla griglia, metterlo in un sacchetto di carta quando è ancora caldo e lasciarlo “sudare” per una decina di minuti, in modo che la pelle si staccherà bene.
Dopo averlo spellato frullarlo con i pomodori, il cipollotto sale e aggiungere olio a filo in modo da ottenere un composto cremoso.
Servire Le polpette calde accompagnate dal gazpacho fresco.

SPAGHETTI IN VIAGGIO DALLA GARFAGNANA AL MUGELLO



Chi legge il mio blog sa che amo utilizzare i prodotti del territorio, questo titolo un po' "strano" deriva proprio da questo, sono partita come faccio spesso da un prodotto del territorio: il farro, in questo caso la farina di farro, ho trovato dei buonissimi spaghetti e non ho resistito a provare l'accoppiamento con le melanzane che ora sono di stagione e il profumatissimo Blu Mugello. Così i miei spaghetti si sono fatti un Viaggi dalla Garfagnana al Mugello ;-)

Ingredienti per 4 persone
360g di spaghetti di farro
2 melanzane tonde
150g di formaggio Blu Mugello
Sale 
Pepe 
Olio extravergine di oliva 



Sbucciare la melanzana, bucarla con una forchetta e cuocerla in forno a 250°C per 30 minuti oppure nel forno a microonde per 15 minuti alla massima potenza. Quando sarà della morbida frullarla con sale e un filo di olio.
In una padella scaldare un filo di olio con uno spicchio di aglio per insaporire, aggiungete la melanzana frullata e il Blu Mugello, amalgamate bene fino a che il formaggio non si è sciolto, regolate di sale.
Lessare gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolarli al dente e saltarli nel sugo, terminate il piatto con scaglie di Gran Mugello e una macinata di pepe nero.

Un grazie alla fattoria il Palagiaccio per gli squisiti campioni e per questo bellissimo contest!

Buon weekend a tutti
Ambra

lunedì 15 agosto 2016

Il Salamureci per un pranzo speciale

Questo post arriva con uno spaventoso ritardo, non me ne vogliano le "amiche di blog" Enrica, Marta, Chiara e Alice, ma veramente è stata un'estate piena di cose da fare.
Anche questa volta ci siamo ritrovate, questa volta siamo a casa mia, nel mio piccolo giardino vestito a festa per l'occasione, come sempre siamo noi: Enrica del blog Una Cena con Enrica, Marta e Chiara del blog La Cucina Spontanea e questa volta, finalmente, si è aggiunta Alice del blog Pane, Libri e Nuvole. Poi c'è la mia amica Federica, sempre pronta ad assaggiare nuove cose e che penso che se continua così aprirà un blog pure lei.


Questa volta il tema è la cucina del sud, io mi occupo degli antipasti, ho cucinato per la prima volta la caponata, uno dei miei piatti preferiti e poi ho preparato un piatto assaggiato durante un viaggio in Sicilia la scorsa estate, a Trapani: Il o La Salamureci.


Questo il menù della giornata:

Antipasto - Ambra
Caponata di melanzane e Salamureci 




Primo piatto - Enrica


Secondo Piatto - Marta e Chiara



Dolce - Alice 



Vino - Federica
Sirah

Preparazione del Salamureci
Per rifare questo piatto ho letto molte fonti, non si trovano molti articoli in quanto è un piatto un pò dimenticato, piatto povero della cucina Trapanese composto principalmente da pane raffermo, pomodori, basilico, aglio e mandorle.

Ingredienti per 6 persone:
4 fette di pane raffermo
6 pomodori maturi
mezzo spicchio di aglio
4/5 ciuffetti di basilico
una manciata di mandorle spellate
4/5 foglioline di menta
sale
olio extravergine di oliva

Tagliate i pomodori a cubetti e condirli con sale, olio extravergine e qualche foglia di basilico spezzettato. Lasciate riposare almeno mezzora.
Pestate in un mortaio il mezzo spicchio di aglio le mandorle, la menta e il basilico ed aggiungete il tutto ai pomodori.
Spezzettate il pane e mettete il tutto in una ciotola, se necessario aggiungete un pò di acqua fresca e mescolate, lasciate riposare almeno un ora.
Se desiderate lo potete servire con il pane a cubetti oppure bagnarlo ancora con un pò di acqua fersca e passarlo nel mixer (poco) per ottenere un composto più cremoso, che io preferisco.
Servire freddo con un filo di olio


Come sempre un grazie a tutte voi per aver condiviso le vostre ricette è stata una giornata splendida in cui abbiamo chiaccherato, riso e mangiato come sempre, alla prossima
Ambra

sabato 6 agosto 2016

50 anni di attività di un posto speciale

Esattamente 12 anni fa, nell'estate del 2005 iniziai a lavorare come cameriera, il mio primo posto di lavoro fu proprio quel ristorante, quel ristorante del mio paese che è conosciuto in tutta la provincia per i suoi Tordelli e che questa sera festeggia ben 50 anni di attività.
Dal Branduzzi ci si va principalmente per mangiare i tordelli, piatto tipico Lucchese, oltre a questi altre specialità sono i funghi, la cacciagione e la pizza. Ecco io sono una voce fuori dal coro perchè per me che non amo molto le paste ripiene la cosa più buona che fanno è proprio la pizza, fina e bella pomodorosa come piace a me.



Branduzzi e Corsagna vanno a braccetto, quando parli con qualcuno "di fuori" come si dice noi e nomini Corsagna le persone ti dicono: ah a Corsagna ci sono i tordelli boni, c'è la banda e la misericordia.
Ancora ricordo le prime serate passate a lavorare qui: ordini sbagliati, piatti e bicchieri rotti, ma mi sono divertita e cosa più importante ho imparato cosa vuol dire lavorare, cosa vuol dire "sacrificare" i sabati sera con gli amici. Quando parlo con altre persone che hanno fatto da giovani il lavoro di cameriere siamo tutti concordi sulla solita cosa: questo lavoro ti da tanto, ti aiuta a capire tantissime cose e serve per guadagnare quei soldini che da giovane ti permettono di avere un pò di indipendenza.

Ma torniamo a loro, alla famiglia Branduzzi, li conosco praticamente da quando sono nata, sono sempre stati li a 150 metri da casa, sono stati per me tanti gelati, tante pizze e tanti compleanni e cene con gli amici.
Gli anni passano e sembra veramente ieri quando il sabato sera mi mettevo la camicia bianca e il grembiulino rosso per andare a servire, sembra ieri che salutavo Narci al bar, andavo in cucina e sentivo Giova che urlava "Eccola la Ferilli!" (non vi chiedete il perchè di questo soprannome), ho passato qui quasi 6 anni della mia vita, li ho passati con loro, la famiglia Branduzzi: Elisabetta, Giulio, Giovanni e Narciso e le mie colleghe: Sabrina, Doretta, Carolina e Giulia. Sono stati degli anni intensi e belli, che mi hanno permesso di pagarmi gli studi all'università e per questo non smetterò mai di ringraziarli e voglio augurare a loro che possano festeggiare per molti altri anni compleanni come questi.

Nel 2010 mi sono laureata e pochi mesi dopo ho smesso di fare la cameriera per andare a fare il lavoro per il quale avevo studiato, tra i ringraziamenti della mia tesi scrissi questo:

"Ringrazio i proprietari, i colleghi e i clienti del Ristorante Branduzzi, per aver sempre creduto in me e per avermi aiutato a "mantenere" questi studi. Ho passato sei anni di lavoro e risate che non dimenticherò"

E allora buon anniversario a voi e stasera festeggiamo!

La vostra Ferilli ;-)

lunedì 20 giugno 2016

La pizza Napoletana che parlava Garfagnino

Rullo di tamburi, la ricetta del mese per l'MTC è LA PIZZA NAPOLETANA di Antonietta Golino del blog la trappola golosa, ho conosciuto Antonietta al raduno e mi sono innamorata subito della sua treccia di bufala, tanto che ad Aprile al ritorno da un weekend in costiera Amalfitana sono passata dal caseificio della sua famiglia Bellopede e Golino e mi sono portata a casa una delle meraviglie della natura: la treccia di bufala.
Come ogni Italiano io amo profondamente la pizza, la amo sia come piatto ma anche per quello che significa: quando ero ragazzina (11-12 anni) ricordo che ogni tanto la domenica pomeriggio con le mie amiche iniziavamo a stressare i nostri genitori perchè la domenica sera volevamo andare da sole a mangiare la pizza da Giulio, Giulio è l'unico ristorante pizzeria del mio paese e dista 200m da casa, ecco in quel caso la pizza significava la prima libertà, le prime serate con le amiche.
Poi sempre grazie a quella pizzeria ho avuto la mia prima indipendenza economica, ho lavorato lì per sei anni come cameriera, sono stati weekend pieni di risate e di pizze servite che non dimenticherò mai, mi hanno permesso di fare le prime vacanze da sola e sopratutto di pagarmi gli studi universitari. Quelle pizze mangiate a fine turno assieme a tutto lo staff intorno al tavolo di cucina avevano un'altro sapore.
Oggi mangiare la pizza è: un'appuntamento con un'amica che non vedi da tempo, quella serata in cui rientri tardi e sei troppo stanca e allora ti ordini la pizza e te la mangi rigorosamente nel cartone davanti alla tv, una serata con i colleghi dopo il calcetto e i sabati sera con gli amici.
Quello che c'è da dire è che io la pizza a casa la faccio pochissime volte perchè mi piace molto di più quella mangiata in pizzeria.. almeno fino a ieri sera... infatti questa pizza è superlativa e devo dire che anche se non mi è venuta perfettamente (credo di aver steso troppo l'impasto) io sono soddisfatta e lo sono soprattutto del gusto. Quindi ringrazio Antonietta per questo post meraviglioso e per tutte le regole che ci ha donato, se volete fare questa pizza seguite, stampatevi il post e seguitelo.


Dopo la prima decisione iniziale di fare una Margherita classica, in quanto come detto sono un pò inesperta, mi sono fatta prendere la mano e complice anche il clima che invece di andare al mare ci fa raccogliere qualche fungo, nasce questa pizza Napoletana che parla il Garfagnino.
Come sapete le mie origini riportano in Mediavalle Del Serchio, ma da sempre sono legata alla Garfagnana ed ai suoi prodotti, amo utilizzarli nelle mie ricette e così è stato anche questa volta.

L'impasto è fatto con 1/3 di farina di farro e 2/3 di farina 0
la farcitura è fatta con ricotta di pecora, funghi porcini freschi e Prosciutto Bazzone (presidio Slowfood). Il prosciutto Bazzone è un prosciutto che viene prodotto tra la Mediavalle del Serchio e la Garfagnana, il maiale è quello dal manto grigio. Il Bazzone deve il suo nome alla sua forma allungata che ricorda alla vista "una bazza", parola utilizzata in Toscana per indicare un mento molto pronunciato.

Ho deciso di preparare la pizza al piatto con metodo diretto, mi raccomando di seguire bene le indicazione ed i tempi, non vi spaventate per i 20 minuti di impasto capirete il perchè quando vedrete l'impasto cambiarvi nelle mani

Ingredienti per l'impasto:
150g di farina di farro
300g di farina 0 (ho usato una farina con il 10% di proteine)
250 ml di acqua
12g di sale
1g di lievito

Ingredienti per la farcitura:
mozzarella
ricotta di pecora
un fungo porcino
4/5 fette di prosciutto crudo Bazzone

Mettere l'acqua in due tazzine, in una sciogliere il lievito e nell'altra il sale. Versare l'acqua con il lievito in una ciotola ed aggiungere lentamente le farine miscelate e setacciata, aggiungere anche l'acqua con sale e impastare per 5 minuti circa (fino a che non si raggiunge il cosiddetto punto di pasta), mettere su un piano di lavoro (io ho usato il marmo) e continuare ad impastare per 20 minuti.
Alla fine l'impasto avrà un aspetto setoso.

Impasto prima della lievitazione
Riporre l'impasto in una ciotola di vetro coperto con una pellicola e lasciar riposare per 2 ore.

impasto dopo la prima lievitazione
Dividere l'impasto in 4 ed ottenere 4 panetti, metterli a lievitare su un telo non infarinato per 4/6 ore.

Impasto dopo la seconda lievitazione
Riscaldare il forno alla massima temperatura insieme alla teglia, nel frattempo stendere l'impasto, rigorosamente a mano.
Mettere sul fuoco una padella dal fondo spesso e farla riscaldare fino a che diventa rovente, trasferiteci la pizza senza oliare e fate cuocere per due minuti.
Passati i due minuti trasferire la pizza nella teglia e condirla con: mozzarella, ricotta,la cappella del fungo tagliata a fettine, un filo d'olio ed una grattugiata di pepe nero. Infornare al ripiano più alto per 4/5 minuti poi aggiungere il prosciutto.



e allora...Buona pizza a tutti!
Ambra

Con questa ricetta partecipo al MTC 58

http://www.mtchallenge.it/